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Il Songwriting

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Creare una canzone

Non appena ho cominciato a pensare che avremmo potuto usare il Songwriting, quindi creare una canzone con il gruppo del centro diurno.

La prima cosa che mi è venuta in mente è stata: “Buona idea! Poi potremmo registrarla su un CD e consegnarla ad ogni componente del gruppo!”.

Lo stesso Caneva, nel suo testo Songwriting, la composizione di canzoni come strategia d’intervento musicoterapico, trova nella riproducibilità del prodotto canzone una delle tante motivazioni valide che incoraggiano l’uso di questa tecnica.

Effettivamente la canzone diventa un prodotto tangibile e riproducibile a piacimento, allorché viene registrata e riprodotta tramite gli appositi supporti (CD o drive rimovibili).

Tra l’altro, anche il testo della canzone, stampato su un foglio, è un prodotto tangibile del lavoro compiuto.

Questo processo, inoltre, ne facilita anche l’esportabilità. Infatti, la canzone, una volta prodotta, può essere usata in altri contesti differenti.

Ad esempio, può essere riutilizzata in rassegne canore oppure eseguita o riarrangiata da altri esecutori, ballata, commentata e altro ancora.

Sulla creazione di una canzone è possibile lavorare per molte sedute nell’ambito di un percorso terapeutico ed essa può diventare un ottimo stimolo per la fantasia e la creatività; si può, per esempio, lavorare sulla sua drammatizzazione o realizzare un videoclip o un musical.

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Il contesto

Un’altra positiva caratteristica di questo tipo di approccio è la sua naturale adattabilità al contesto e all’utenza.

Si tratta infatti di un’attività di cui tutti possono usufruire e che, pertanto, permette di entrare in contatto con molteplici tipologie di utenti: dai bambini agli anziani, dagli utenti affetti da ritardo mentale ai malati oncologici.

Le attività

Tra l’altro, come ho avuto modo di constatare personalmente durante il lavoro coi pazienti del centro diurno, coloro i quali non possono o non vogliono cantare, possono comunque essere coinvolti in altre attività sempre attinenti al lavoro con il Songwriting.

Nella composizione di una canzone si può, ad esempio, fornire il proprio aiuto nella creazione o nella trascrizione del testo o della partitura; si può partecipare suonando uno strumento anziché cantare; si può produrre altro materiale di contorno, come la copertina del CD o la realizzazione della coreografia e scenografia; inoltre anche le possibilità di espressione canora sono molteplici in quanto chi non vuole cantare da solista potrebbe, magari, volerlo fare in coro.

Senza tralasciare il fatto che nella creazione, esecuzione ed ascolto di una canzone, sono racchiuse molte delle azioni che normalmente si attivano, durante le tradizionali sedute di musicoterapia: l’ascolto, l’esecuzione, l’uso della voce e degli strumenti, la creazione di un prodotto.

La canzone poi di per sé rappresenta una struttura organizzata e composta da parti ben definite: strofe, ritornelli, variazioni, parti che si ripetono nel tempo in maniera ordinata, accenti, metrica e rime.

Questa sua tipica organizzazione può rappresentare, all’occorrenza, un contenitore rassicurante per i soggetti più chiusi, ma anche un prodotto facile da usare per quanti sono più estroversi e desiderano porsi al centro dell’attenzione.

I vantaggi appena elencati rendono il Songwriting una tecnica estremamente versatile che ben si adatta a una variegata tipologia di pazienti.

Tuttavia, non bisogna dimenticare che, per farne un uso realmente efficace, questa tecnica presuppone il possesso, da parte del musicoterapista, di  particolari predisposizioni e competenze.

È infatti indispensabile che questi, per guidare gli utenti nel processo compositivo, possegga almeno le competenze basilari in fatto di armonia e che sia in grado di eseguire la canzone con un qualsivoglia strumento armonico (chitarra, tastiera, autoharp, fisarmonica).

Infine, ma non per importanza, è fondamentale che il musicoterapista sia in grado di gestire un evento in cui si debba cantare, suonare, registrare, trascrivere e arrangiare una canzone e, nel far ciò, sia altresì in grado di rimanere neutrale, favorendo la creatività degli utenti piuttosto che esercitare la propria.

Tratto dal lavoro di Domenico Anania

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