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La corporeità è un linguaggio?

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Parlando di linguaggio, è necessario distinguere tra linguaggio verbale e non verbale. La corporeità è linguaggio, ossia un insieme di segni aventi significato, e da sempre si rivela come il mezzo più potente di espressione e di comunicazione. Espressione in quanto manifestazione soggettiva non necessariamente orientata a stabilire rapporti con gli altri; comunicazione in quanto strumento interpersonale, che il soggetto utilizza con lo scopo di trasmettere messaggi e relazionarsi con l’altro da sé. Dropsy ha analizzato il termine espressione corporea rintracciandovi tre elementi:

  • ex: percezione di un mondo e di stimoli esterni verso i quali la vita interiore si dirige;
  • pressione: pulsioni interne, forze che percepiamo come interiori e che spingono per uscire;
  • corporea: il corpo, ossia il tramite per prendere coscienza di questi due mondi.
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Attraverso il corpo percepiamo, apprendiamo, comprendiamo. Sin da bambini, quando ancora non abbiamo sviluppato il linguaggio verbale e attraverso il corpo iniziamo a farci un’idea di noi, dell’altro e della vita, ad esprimere noi stessi e i nostri bisogni.
Merleau-Ponty ha affermato che il corpo è come un nodo di significati viventi, perché è attraverso di esso che possiamo cogliere la stessa essenza del mondo, partendo dalle nostre sensazioni e dai nostri vissuti corporei. Ogni essere ha, dunque, il suo mondo esteriore, che non è oggettivo ma sempre soggettivo, derivante dalle proprie esperienze corporee e dal proprio vissuto.
Husserl ci ha dimostrato che l’uomo non manifesta il suo essere soltanto attraverso le forme del pensiero, ma anche, contemporaneamente, attraverso le modalità del muoversi, del vedere, del percepire e del fare.
Per Jean Le Boulch il nostro corpo è ciò attraverso cui io appaio agli altri. Noi siamo il nostro corpo. Avere coscienza del proprio corpo è la via per entrare nella pienezza del proprio essere, perché corpo e spirito non sono dualità dell’essere, ma ne costituiscono la sua unità.
«Nell’esperienza non esiste un corpo oggettivo, il corpo è sempre soggettivo. Il corpo-­oggetto è una pura astrazione mentale, ciò che esiste è un corpo vissuto, un corpo in relazione. Ascoltare il corpo è sempre e comunque anche ascoltare l’anima».
Il modo migliore per ascoltare il nostro corpo e averne consapevolezza è viverlo in tutte le sue potenzialità, compresa l’espressione corporea.
Parlando di vissuto corporeo non possiamo prescindere dal prendere in considerazione due elementi che costituiscono un valore fondante nell’espressività corporea: l’immagine corporea e lo schema corporeo.
I primi studi sullo schema corporeo risalgono al 1800, con la scoperta dell’“arto fantasma”: un medico di Philadelphia, Silas Weir Mitchell, nel corso della guerra civile americana, notò che i militari amputati di un arto riferivano spesso di continuare a “sentire” l’arto perduto.
Fino a pochi anni fa, esisteva tuttavia un’enorme confusione concettuale tra schema corporeo e immagine corporea, tanto che, nella prima e più completa opera scritta su questo argomento, Shilder utilizzava i due termini in modo intercambiabile.
La ricerca moderna del secondo dopoguerra ha consentito di localizzare lo schema corporeo nella corteccia parietale destra e di chiarire che, mentre lo schema corporeo è un articolato schema percettivo legato al processo di localizzazione spaziale compiuto dal sistema nervoso, l’immagine corporea include le componenti soggettivo-cognitivo-affettive delle rappresentazioni corporee.
Secondo il filosofo cognitivista Shaun Gallagher, l’immagine corporea e lo schema corporeo costituiscono le due modalità di accesso al proprio corpo. L’immagine corporea è una rappresentazione relativamente complessa ed essenzialmente cosciente, che comprende ricordi,  percezioni, emozioni, convinzioni e desideri, e si modifica lentamente nel corso del tempo. Al contrario, lo schema corporeo è una rappresentazione essenzialmente inconscia del corpo nell’ambiente e si basa su un insieme di leggi che permettono la percezione del mondo e la motricità.
La Teatroterapia consente un processo di riorganizzazione dell’immagine corporea. Attraverso il lavoro corporeo in Teatroterapia si può giungere ad una modificazione del modo di muoversi, che può portare via via ad un cambiamento molto più profondo, in quanto, essendo il corpo anche un luogo simbolico che contiene e manifesta la storia individuale e relazionale, tramite il movimento il soggetto, guidato dal conduttore, può accedere alla consapevolezza e alla trasformazione di sé.
Per comprendere il modo in cui avviene la percezione del nostro corpo occorre introdurre il concetto di propriocezione, detta anche cinestesia, ossia la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il controllo della vista. Il sistema propriocettivo include numerosi sottosistemi, la cui funzione è quella di fornirci una vasta gamma di informazioni, dall’equilibrio alla temperatura, dalla contrazione dei muscoli agli eventuali danni corporei.
L’insieme del rapporto sensoriale e neurologico che instauriamo con il nostro corpo e con il mondo esterno (sensazione) e la relativa presa di coscienza psichica (percezione), viene definito senso-percezione. Il primo evento della senso-percezione è rappresentato dall’attivazione dei recettori, particolari strutture anatomiche specializzate nella raccolta delle diverse forme di stimoli che provengono dal mondo esterno o originano dall’organismo. Lo stimolo viene trasformato dal recettore in impulso nervoso che, tramite le vie afferenti, raggiunge le aree sensoriali primarie dove avviene una ricostruzione dell’informazione proveniente dall’organo di senso.

L’apparato neuronico che veicola le informazioni sensorie dalla periferia alla corteccia cerebrale è stato denominato da Pavlov analizzatore.
Il passaggio dalla sensazione alla percezione ha luogo nelle aree corticali associative. La percezione è, quindi, un processo attivo di selezione, riconoscimento e interazione delle informazioni, che può essere definito di “apprendimento sensoriale”. Lo sviluppo di tale apprendimento rappresenta la chiave di accesso al proprio corpo.
La capacità di esprimersi attraverso il corpo sarà tanto più pregnante quanto più l’immagine del corpo e lo schema corporeo saranno evoluti, quindi quanto più si avrà coscienza di esso.
Il corpo rappresenta un patrimonio e un mezzo non solo espressivo e personale, ma anche comunicativo e relazionale.
La comunicazione è un’attività che fa riferimento a molteplici e differenti sistemi di significazione, comprende il linguaggio ma va anche al di là di esso, in quanto sempre inserita in una rete di relazioni che articola l’interazione comunicativa in un processo senza fine. Tra questa molteplicità di sistemi di significazione, è interessante porre l’attenzione su quelli della comunicazione non verbale, che ben si distinguono da quelli della comunicazione verbale.
La comunicazione non verbale avviene attraverso la mimica, i gesti, la postura, il contatto corporeo e la prossemica.
Il viso è uno dei canali comunicativi più immediati ed espressivi e costituisce sicuramente la parte corporea che consente di trasmettere la maggiore quantità di informazioni, grazie alla plasticità della sua struttura e muscolatura che permette di produrre numerose espressioni. Le espressioni facciali che un individuo può assumere sono innumerevoli, sebbene numerose ricerche ne abbiano individuate alcune fondamentali corrispondenti alle sette emozioni primarie: gioia, tristezza, sorpresa, rabbia, paura, disgusto e disprezzo.
I gesti sono caratteristici delle mani, delle braccia, dei piedi, del capo e dell’intero corpo e possono accompagnare il contenuto verbale o sostituirsi completamente ad esso.
La postura è l’espressione soggettiva dell’individuo, l’atteggiamento personale abituale, il modo in cui ogni soggetto si presenta fisicamente nel mondo in qualsiasi situazione. È una qualità psicomotoria caratterizzata da una situazione dinamica e ricorrente, determinata da componenti psichiche, anatomiche e dalle capacità propriocettive. La componente psichica è data dal tono di relazione che dipende da dinamiche emotive dettate dalla quantità e qualità di rapporti che un soggetto ha con le altre persone e con le cose. Le componenti anatomiche sono rappresentate dalla personale conformazione morfologica, dall’apparato scheletrico e muscolare, da eventuali patologie connesse.

Le capacità propriocettive costituiscono la componente fondamentale della postura, perché attraverso di esse il soggetto percepisce l’immagine di sé statica e dinamica. Quanto più l’immagine di sé è vicina alla realtà, tanto più la postura sarà corretta.
Gran parte della comunicazione, dunque, è veicolata dai codici non verbali.
Nell’ambito dell’esperienza teatrale, l’aspetto gestuale e quello cinesico rappresentano il veicolo principe, che consente di far sì che un’immagine interna diventi immagine esterna, visibile e condivisibile, capace di comunicare all’altro il proprio mondo interiore, emotivo e cognitivo. Attraverso il linguaggio analogico, in Teatroterapia, è possibile esprimere e comunicare emozioni complesse, vissuti, stati d’animo che bypassano il pensiero logico e razionale, espresso attraverso le parole. Il linguaggio corporeo permette, quindi, un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi, dove il corpo è espressione e comunicazione dell’anima, dei suoi vissuti e del suo sentire.

Tratto dal lavoro di Roberta Marini

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