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La danza come espressione

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“La danza è la creazione di una scultura che è visibile solo per un momento.”

E. Ozan

“Se cerchiamo la vera fonte della danza, allora troviamo che la danza del futuro è la danza del passato, la danza dell’eternità, che è stata e che sempre sarà.”

I. Duncan

Il corpo

Il corpo è il primo mezzo attraverso cui la persona e ancora prima il feto comunica con l’ambiente.

E’ per questo che risulta fondamentale essere consapevoli di come sia strutturato, del suo linguaggio e delle sue possibilità espressive.

Psiche e soma sono indissolubilmente connessi tanto che un blocco emotivo si può manifestare fisicamente (tensione muscolare, eruzioni cutanee, dolori, problemi a relazionarsi con alcune parti fisiche, ecc.) ed un trauma fisico può influire sulla tranquillità psicologica (fratture che fanno sentire instabili o fragili, operazioni complicate il cui ricordo continua a dare angoscia, ecc.).

Il movimento creativo

E. Stagnaro scrive che l’Homo Faber non è un mero aggiustatore o esecutore bensì un modellatore.

Tra corpo e forma c’è un legame imprescindibile capace di generare forme in evoluzione.

Esiste dunque una creatività intrinseca all’uomo e alla natura che, generate nuove forme tende a rafforzarle con la ripetizione aumentando la probabilità che si ripropongano.

La differenza della danza come rappresentazione artistica e danza come creazione ed espressione è il differente uso che si fa del movimento e degli elementi di spazio, tempo, energia e forma.

Il movimento creativo vuole facilitare il divenire del singolo, del gruppo e della comunità.

Nella creazione la persona è attiva ed attivata: investe energia, si muove, prova, danza, si impegna finché qualcosa accada nel corpo, aprendo possibilità inaspettate.

Si parte sempre dal ‘qui ed ora’ e cioè dal corpo, come lo si sente, quali sono i disagi e le difficoltà (tensioni, dolori) e quali i bisogni (sgranchirsi, stirarsi, rimanere a terra sdraiati, saltare, battere).

In questo modo, senza giudizio e senza aspettative, il corpo viene ricontattato, portando alla consapevolezza ciò che si sente per poi iniziare a prendercene cura.

L’obiettivo è quello di creare un ambiente favorevole dove sia possibile dare forma corporea a contenuti emotivi, elaborare modi espressivi e forme simboliche rappresentative dei vissuti.

L’immaginazione giocherà un ruolo fondamentale attraverso il misterico.

Dove il magico genera impotenza, il misterico la volontà di potenza, sviluppando ogni risorsa latente. Le difficoltà diventano quindi possibilità di allargare il campo d’azione.

Il desiderio evolutivo non si ferma nelle forme create bensì le attraversa cercando nuove possibilità. Il sentire corporeo è infatti dinamico poiché le percezioni, le propriocezioni e le sensazioni interne cambiano continuamente.

Questo mutamento permanente è il movimento stesso della vita.

La danza come espressione creativa

Nella danza come espressione i movimenti si autogenerano e sono strettamente legati gli uni agli altri, ognuno è portatore della propria qualità di movimento ed in continua relazione con sé stesso e con l’altro.

La danza creativa si rivela allora la fabbrica di trasformazione di cui parlava Deleuze, in cui il corpo realizza soluzioni simboliche con tutta l’attenzione e la partecipazione soggettiva.

Essa si appoggia sull’immaginazione legata ai sensi e agli archetipi.

Ogni archetipo è un simbolo motorio e un’emozione primitiva che trova forma nel fare con le mani, con le braccia, con le gambe, con la postura soggettiva e individuale.

Le immagini

Stewart, seguace di Jung, scoprì che determinate immagini comparivano nei miti, nei sogni, nelle rappresentazioni, nelle danze e nei vassoi della sabbia dell’immaginazione attiva.

Egli le descrive come immagini multiformi che risuonano delle esperienze arcaiche dell’uomo e del mondo e sperimentarle mette in contatto con la parte più intima del sé in un’esperienza che coinvolge tutti i sensi e le emozioni.

Nell’ attività professionale ci si rende conto che ad individui diversi corrispondono differenti immagini rispetto a disposizioni naturali, inclinazioni, caratteristiche tuttavia le immagini sostengono e creano il dialogo motorio con l’operatore e il gruppo.

I movimenti ancestrali sono intesi proprio come quei movimenti che hanno origine nel nostro passato filogenetico (relativo alla specie umana) e ontogenetico (relativo allo sviluppo psicofisico dell’individuo).

Essi permettono di staccarsi dalla bellezza del gesto e di passare alla sostanza, al benessere che può scaturirne dal vissuto.

Alzarsi, cullarsi, gattonare, camminare, marciare, correre, saltare appartengono alla storia dell’uomo e della specie e il terapeuta può fornire risposte somatiche idonee in ottica di contenimento, reazione o accompagnamento.

I piedi che martellano alternativamente la terra permettono al corpo di radicarsi e prendere la forza per l’azione.

L’esperienza corporea della danza porta il singolo e il gruppo a confrontarsi con concetti come peso, energia, spazio, a dare importanza al campo visivo e l’ambiente acustico, a migliorare le capacità di concentrazione e l’equilibrio.

Il dialogo profondo fra movimento e ritmo offre spunti creativi e di riflessione che coinvolgono la persona permettendogli di esprimersi in modo nuovo, restituendo al corpo potenzialità ancora inespresse.

Ogni piccolo gesto è una parte di un racconto.

La danza creativa fornisce quindi una via per sperimentare tutti questi processi integrando ed equilibrando le parti scisse della persona, valorizzandone l’unicità.

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Il gruppo e il laboratorio

Durante gli incontri la persona riscopre:

  • il piacere funzionale del movimento;
  • affina le funzioni psicomotorie (come l’equilibrio, la rapidità, la precisione, la coordinazione e la sincronizzazione del gesto, l’orientamento spazio-temporale, la motricità globale, la potenza muscolare e la mobilità);
  • consolida il proprio schema corporeo; sviluppa la simbolizzazione corporea attraverso l’attività ludica;
  • ristruttura in modo positivo la propria immagine corporea grazie all’ambiente rassicurante e favorevole che si viene a creare.

La dimensione rituale permette al gruppo di entrare nell’esperienza laboratoriale, di trovare la concentrazione e dividere il prima dal dopo, le parole dal corpo.

Il laboratorio quale spazio transizionale, sarà un luogo e un tempo nel quale entrare, scoprire/modificare, uscire a vivere le novità percepite.

L’utilizzo del cerchio rimanderà alla riunione intorno al fuoco, il fuoco dell’esperienza e della scoperta corporea.

Gli oggetti relazionali

Per stimolare la creatività e non solo vengono spesso utilizzati negli incontri di Danza movimento terapia gli oggetti relazionali.

Essi si sostanziano in materiali quotidiani quali stoffe, carta crespa, elastici, palle, che diventano nelle sedute strumento di relazione e trasformazione.

Tali oggetti nei percorsi esperienziali guidati dalla musica e dal danzaterapeuta trovano forma, spazio e tempo collaborando alla ricerca dei movimenti autentici ed ecologici, in quanto rispettosi della naturalità del corpo.

Da tale naturalità si parte per riscoprire la creatività del corpo e del movimento sfruttando l’oggetto come supporto e stimolo esplorativo all’ interno ed oltre il limite corporale.

L’oggetto relazionale permette il contatto, la percezione fisica di un’entità altra da se stessi ma in modo non invasivo e violento bensì rispettoso e ponderato nei confronti di chi lo utilizza.

Affina le funzioni psicomotorie perché necessita per essere sostenuto e maneggiato l’utilizzo di determinati schemi motori ma allo stesso tempo, l’unità psico/motoria in quanto la persona sperimenta che egli è corpo, percezione, ma anche idee e movimenti interiori.

L’oggetto relazionale si presta anche alla simbolizzazione in quanto si compone di un significato specifico, ma anche di un significante.

E’ così che semplici oggetti quotidiani diventano simbolo di concetti quali il rilassamento e la tensione, l’avvicinamento e l’allontanamento, l’apertura e la chiusura, l’unione e la divisione portando ad un miglioramento della salute nel senso ampio del termine, come benessere psico/fisico e sociale.

Tratto dal lavoro di Miriam Anelli

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Staff Artedo

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