Teatroterapia
L’espressione corporea concorre alla riscoperta della realtà personale nella ricchezza della sua vita profonda. Oggi si assiste ad una rivalutazione dell’espressione corporea, riconoscendole un ruolo in campo pedagogico ed in particolare nei percorsi educativi e formativi della persona. Ampio risalto ne viene dato nelle recenti “Indicazioni per il Curricolo” per la Scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, emanati dal Ministero della Pubblica Istruzione. L’espressione corporea è presente anche in molte terapie a mediazione corporea nell’ambito delle diverse abilità. Sempre più numerose sono le evidenze scientifiche di come l’educazione corporea incida positivamente sulla maturazione della personalità in soggetti con deficit fisici, mentali o sensoriali.
Il percorso di formazione sull’espressione corporea nell’ambito della dramma teatro terapia, si pone l’ambizioso obiettivo di far acquisire al terapeuta quelle competenze utili a realizzare esperienze significative sul piano della formazione della persona umana. Il teatro diventa lo spazio nel quale recuperare e sviluppare quelle capacità che una minorazione ha inibito nelle sue manifestazioni quotidiane. Il laboratorio teatrale è il tempo durante il quale ricostruire la corporeità vissuta come un recipiente vuoto, senza contenuto, come un mondo di frammenti separati e privi di connessione. Si intuisce la rilevante responsabilità del terapeuta inteso nel suo significato originario (therapeia) di “prendersi cura”.
Il dibattito sulla formazione degli educatori o comunque operatori nella relazione d’aiuto, si è venuto sempre meglio precisando in due aspetti distinti ma complementari. Un aspetto è relativo alla formazione professionale e metodologica in quanto padronanza dei contenuti del saper fare, coscienza delle situazioni ambientali e sociali in cui si esercita il ruolo. L’altro aspetto riguarda la formazione della personalità, nel senso di una predisposizione di atteggiamenti di base quali l’apertura mentale, la flessibilità cognitiva ed affettiva, la capacità di cogliere i problemi dell’altrui formazione e di rivedere continuamente i propri obiettivi e procedimenti educativi. Le conoscenze teoriche sono evidentemente necessarie, ma resteranno inutilizzabili in una relazione psicomotoria finché non saranno vissute a livello del corpo e integrate a livello della persona globale. Bisogna che l’operatore viva egli stesso, nelle comunicazioni infraverbali, la sua relazione al proprio corpo, all’oggetto, allo spazio, all’altro, al gruppo. A volte in tale tipo di esperienza si osservano inibizioni e resistenze toniche dei partecipanti appena si entra in situazione attraverso la mediazione corporea.
Atteggiamenti di chiusura, di rigidità, di impenetrabilità personale, si ergono per corazzare la facciata esteriore dei vari partecipanti. Proprio queste resistenze sono il segnale della necessità di intraprendere un percorso di formazione corporea che permette di allargare l’attività formativa a tutte le sfere della personalità umana e in particolare a stimolare una serie di comportamenti e di atteggiamenti di base, quali la disponibilità emotiva, l’apertura e la flessibilità cognitiva ed affettiva, la consapevolezza dei fenomeni vissuti in gruppo, l’accettazione dell’altro in quanto “diversità”, la disponibilità ad una propria revisione continua e permanente, disponibilità che è condizione fondamentale di ogni relazione educativa efficace.
I docenti di Teatroterapia
Chiara Germanò (LE)
MUSICOTERAPEUTA
Vincenzo Forcillo (MT)
TEATROTERAPEUTA
Alberto Cacopardi (LE)
TEATROTERAPEUTA
Rosario Diviggiano (BR)
TEATROTERAPEUTA
Claudia Calcagnile (PA)
TEATROTERAPEUTA
Viviana Sannino (NA)
TEATROTERAPEUTA
Silvia Padula (TS)
TEATROTERAPEUTA
Paola Ferrara (PA)
TEATROTERAPEUTA