Quelle dedicate al laboratorio di Danzamovimentoterapia condotto dalla dott.ssa Simona Zaccagno sono state due giornate intrise di semplicità, estrema professionalità, gioco, passione e naturalmente movimento.
Scoprire nuovi mezzi per attivare i processi creativi è sempre molto interessante, sia dal punto di vista del vissuto personale, sia per quanto riguarda la mente, che spontaneamente viaggia nelle possibilità di proporre in futuro percorsi arteterapici in veste di operatore professionista; ma la magia della metodologia Fux rimarrà particolarmente impressa in me e mi accompagnerà nell’esplorazione del mio movimento…è come se avessi trovato il modo ideale per esplorare realmente l’interazione tra corpo e musica e quindi il gusto della mia danza.
La prima esperienza è stata incentrata sulla ripetizione dello stesso brano per ben 13 volte. In questo susseguirsi di ripetizioni il corpo ha iniziato ad entrare sempre più nella musica proposta, entrando in una relazione che ha lasciato da parte la mente pensante ed ha aperto le porte al “qui e ora”, permettendo al corpo di farsi accarezzare, attraversare e disegnare dalla musica, viaggio strepitosamente guidato dalla Dott.ssa Simona Zaccagno, che con voce soave ha reso naturale il percorso, e con l’accoglienza dello sguardo e del sorriso lo ha invece reso speciale.
Nell’esperienza successiva, una canna di bambù è diventata lo spunto per mille immagini che automaticamente hanno creato diverse possibilità di movimento, intimamente legate alla rappresentazione estemporanea dell’oggetto; quindi, tra bacchette magiche, canne da pesca, amici fedeli, bastoni della vecchiaia e per ciechi… ognuno di noi è stato rapito dalla creazione di un proprio mondo, rendendo sorprendente e per nulla scontata la semplicità del distacco dall’oggetto.
E’ stato particolarmente stimolante anche il lavoro sull’energia circolare e il rimbalzo dell’io. Questo io che sale dai piedi fin su alla testa, ci ha permesso di sentire in noi qualcosa di nuovo, magari trasformato, lontano o cercato, nella naturale soggettività che rende poi così speciale il momento della verbalizzazione e condivisione dei propri vissuti.
Le nostre preziose stoffe colorate, nell’ultima danza, ci hanno accompagnato nell’esplorazione del nostro rapporto con “l’attesa”. E così, danzando la parola, ascoltando cosa in noi si muove e lasciando che il corpo ci aiuti a comunicare con le emozioni profonde si cresce, entrando in relazione con delle consapevolezze nascoste.
Un laboratorio ricco di scambi e spunti utili, come “il saper stare”, il valore del “non interpretare” e di “vivere il momento”, l’importanza dello sguardo, la risorsa del controtransfert, lo “stile di conduzione” e tanto altro hanno reso importante ogni momento, facendoci addirittura dimenticare l’esigenza delle pause.
Grazie infinite alla docente che ci ha trasmesso la grande passione per la sua professione.
Tratto dal lavoro di Valentina Graziano
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