L’alleanza con l’Assistente Sociale e la fiducia nel conduttore

L’alleanza con l’Assistente Sociale e la fiducia nel conduttore

Alleanza operatore – utente

Sia nel servizio sociale che nelle Arti Terapie e nella Danzamovimentoterapia il concetto di alleanza operatore – utente è centrale per il buon esito dell’intervento di aiuto.

Dal punto di vista teorico l’argomento è stato ampiamente trattato dalla letteratura psicologica. In particolare Bordin sostiene che l’alleanza terapeutica sia costituita da tre elementi:

  1. la condivisione di obiettivi da parte di paziente e operatore;
  2. la definizione dei compiti reciproci all’inizio del trattamento;
  3. il tipo di legame affettivo che si costituisce, caratterizzato da fiducia e rispetto.
L’alleanza con l’Assistente Sociale e la fiducia nel conduttore

L’alleanza ha quindi a che fare con soggetti attivi e interattivi che condividono obiettivi comuni, pur con compiti distinti e differenti.

Il legame affettivo, terzo elemento caratterizzante, si sviluppa a partire dai comportamenti, le emozioni e i pensieri dell’operatore e dalle proiezioni transferali personali, oggettuali o sovrapposte che si sviluppano.

L’alleanza operatore – utente è fondamentale in quanto rappresenta il fattore terapeutico con maggiore capacità di indicare il buon esito del trattamento; d’altra parte, però, essa spesso si evolve o sviluppa come un vero e proprio legame di attaccamento.

L’utente tenderà quindi ad applicare, alla relazione con l’operatore, memorie, aspettative e significati costruiti nella relazione genitoriale e negli altri attaccamenti multipli.

Questo delicato passaggio, da un lato rappresenta una minaccia all’alleanza terapeutica, in quanto sposta la relazione fuori dal sistema cooperativo, dall’altro potrebbe permettere efficaci azioni correttive.

In questo secondo caso, l’operatore agisce come una figura di attaccamento, che crea una base sicura per consentire all’utente di procedere nell’esplorazione dei propri vissuti ed esperienze, facilitando così la disconferma dei suoi modelli operativi interni insicuri.

La relazione terapeutica

Nel contempo, scrive Franco Baldoni, la relazione terapeutica può rappresentare una potenziale condizione di minaccia anche per l’operatore, esposto a possibili frustrazioni e all’attivarsi di propri modelli operativi interni che potrebbero influire negativamente nella costruzione, nel mantenimento e nella riparazione dell’alleanza.

Le dinamiche transferali e controtransferali non sono attivate, o non attivate, dunque, volontariamente da operatore e utente ma agiscono spontaneamente sul nascere e svilupparsi delle relazioni terapeutiche d’aiuto.

Il controtransfert per l’operatore, più che un vincolo, è una risorsa, da utilizzare in primis come rivelatore di profondi elementi personali da supervisionare e rielaborare, per evitare ulteriori condizionamenti, in sedi più opportune rispetto a quella utilizzata nel processo d’aiuto.

In secondo luogo, il controtransfert contribuirà ad adeguare atteggiamenti e risposte controtransferali idonee e non mere reazioni.

Scendendo adesso più nello specifico delle Arti Terapie e della Danzamovimentoterapia, il principio di base è quello di partire, rispecchiandolo, dal punto in cui si trova la persona per poi condurla lentamente verso un’esperienza di movimento differente, compensatrice o polarmente opposta.

Luciano Tancredi sostiene che, come gli strumenti musicali sono impostati ciascuno su un tono di base particolare, così ogni essere umano è organizzato a partire da una Tonica Individuale (TI).

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Il setting

L’operatore dovrà quindi strutturare, in virtù dei principi sopra citati, ogni azione professionale, dalla progettazione generale e specifica alla predisposizione del setting, dalla scelta della musica recettiva alla presentazione e svolgimento delle attività di movimento, in modo tale da accompagnare l’utente, in maniera flessibile rispetto alle sue esigenze, ad una migliore condivisione emotiva e degli obiettivi.

Le proposte operative mireranno quindi, in tutte le fasi degli incontri, a stimolare la comunicazione, la condivisione e il rispecchiamento.

Altro fattore non verbale, sicuramente agevolante del processo di costruzione dell’alleanza operatore – utente, è la partecipazione attiva del danzamovimentoterapeuta, come osservatore interno, alle attività proposte, il che costituisce un ulteriore stimolo alla condivisione e partecipazione, in modo da facilitare la gestione di possibili reazioni di disagio emotivo o risposte non idonee.

Un ambiente protetto che ben si presta alla costituzione di rapporti di fiducia è un gruppo empatico,  in cui ognuno sia in grado di mettersi nei panni dell’altro, riconoscere il suo punto di vista e fornire risposte idonee, è un gruppo che, con più facilità  e rapidità, potrà raggiungere gli obiettivi comuni, e che, con più naturalezza, condividerà, in modo verbale e non, non solo le emozioni ma anche i vissuti e le difficoltà.

A sua volta, un operatore che risulti empatico più facilmente saprà “mettersi in contatto” con l’utente e più agevolmente potrà costruire con quest’ultimo relazioni profonde e percorsi più attenti alle sue peculiari caratteristiche.

Tratto dal lavoro di Miriam Anelli

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Staff Artedo

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