Musica ed emozioni
Esiste un forte legame tra musica ed emozioni.
E’ un qualcosa che tutti cogliamo a livello intuitivo, ma è difficile darne una precisa definizione, spiegandone con esattezza la natura.
Definiamo generalmente la musica come una dimensione altra rispetto alla ragione e al linguaggio verbale e lasciarsi andare ad essa significa lasciarsi andare alle emozioni.
Ciò vale tanto per gli adulti, quanto per i bambini, in quanto anch’essi sono in grado di cogliere questa relazione, così come dimostrato da diversi studi.
Nel corso della storia si è sempre attribuita grande importanza alla capacità della musica di veicolare l’emozionalità.
Basti pensare al suo diffuso utilizzo durante gli eventi comunitari di ogni tempo e luogo (cerimonie politiche, civili, religiose, i riti di passaggio nelle società africane), alla sua insostituibilità nella moderna produzione cinematografica; a tutta la sua storia, in cui la si accosta ai testi letterali per amplificarne il loro impatto emotivo.
Ascolto e produzione sonora
Due attività strettamente legate all’emozionalità sono l’ascolto e la produzione sonora che rappresentano le fondamenta sia dell’educazione musicale che della musicoterapia.
Diversi studi hanno dimostrato il duplice effetto della musica, sia a livello fisiologico che a livello psichico.
Essa, infatti, invia segnali al cervello e in particolar modo al sistema limbico (ovvero l’organo preposto al controllo dell’emotività), evocando emozioni, sensazioni e stati d’animo.
Può far scattare meccanismi inconsci, rafforzare l’Io e può contribuire a sbloccare aspetti di sé repressi o che oppongono resistenza.
Sembra essere l’unica in grado di coinvolgere in egual misura sia l’emisfero destro che l’emisfero sinistro:
- l’emisfero destro svolge una serie di funzioni definite analogiche, consistenti nella possibilità di apprezzare ed elaborare criteri ritmici, musicali, spaziali ed è quindi l’organo che in principio capta i suoni in maniera abbastanza immediata e approssimativa;
- l’emisfero sinistro, invece, ha un peso determinante sull’esplicazione dei processi linguistici e su tutti gli approcci di tipo analitico-logico-relazionale, di conseguenza esegue un’analisi più precisa dei suoni che codifica.
Benché si continui ad approfondire il complesso rapporto tra musica e cervello, è ormai assodato che l’ascolto musicale provoca un aumento della produzione e circolazione di endorfine, gli oppioidi naturali del cervello che concorrono a diminuire il dolore e a indurre il naturale buonumore.
È stato più volte comprovato inoltre che l’aumento delle endorfine concorre a rafforzare il sistema immunitario e che l’uso di strumenti musicali, come mezzo di espressione individuale o di gruppo, ne aumenta l’effetto.
Tratto dal lavoro di Angelo Molino.
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