Teatroterapia come pratica pedagogica
I modelli di teatro educativo e terapeutico contemporanei fanno riferimento allo Psicodramma di Moreno, al Teatro dell’Oppresso, al Playback Theatre, al Teatro sociale, alla Drammaterapia e alla Teatroterapia. Anche la Teatroterapia affonda le sue radici in quei movimenti teatrali sperimentali ed innovativi che, ad un certo punto del loro percorso, incontrano la psicologia dinamica (Bion, Foulkes). Grotowski, nel suo “Teatro Povero” affermava: “Noi rimuoviamo dall’attore tutto ciò che lo blocca. Sto parlando di superamento dei limiti, del processo di autocoscienza e, in un certo senso, di terapia”.
Questa disciplina si presenta come uno strumento d’intervento particolarmente utile nelle scuole. Concentrandosi sull’aspetto pedagogico-educativo e preventivo, presta maggiore attenzione al percorso e al processo teatrale più che al risultato. Nelle scuole di primo grado, in cui ci sono bambini piccoli, l’intervento solitamente avviene sotto forma di animazione ludica con lo scopo di migliorare l’apprendimento e le relazioni, a parte alcuni casi in cui occorre calibrare interventi specifici. Invece, per quanto riguarda le scuole superiori, e quindi la fascia d’età degli adolescenti e preadolescenti la Teatroterapia si rivela uno strumento insostituibile per affrontare tematiche legate al bullismo e alle difficoltà relazionali dei ragazzi.
In ambedue i contesti, la Teatroterapia compie un passo in avanti rispetto ai tradizionali laboratori teatrali ed di animazione, in quanto non costringe a ruoli prestabiliti o imposti, ma, attraverso l’improvvisazione, consente a ciascuno di costruirsi il proprio personaggio in base alle proprie esigenze personali, facilitando la scoperta di capacità che, altrimenti, non emergerebbero. Inoltre, fondandosi non sul singolo individuo, bensì sul gruppo, sulla collaborazione reciproca, sulla fiducia e sul rispetto dell’altro, aiuta a creare uno spirito comunitario.
Nei laboratori si lavora molto sul corpo con lo scopo di aiutare i bambini a mantenere il contatto con esso. Il bambino, infatti, ha un rapporto col proprio corpo differente da quello dell’adulto: egli “comunica” con tutto il corpo. Man mano che cresce, il sistema educativo induce il bambino a sminuire la familiarità col proprio corpo e le sue possibilità espressive e comunicative, per lasciare spazio alla razionalità.
La Teatroterapia attraverso opportuni esercizi corporei, l’utilizzo della voce, il movimento, l’uso dei colori, l’ascolto, la percezione sensoriale e dei movimenti, mira a sviluppare e potenziare le abilità espressive e creative del bambino stimolandone la maturazione personale. Infatti, le capacità espressive risultano fortemente correlate con la capacità di problem solving: maggiori sono le capacità creative e maggiori saranno le possibilità di scelta e conseguentemente di benessere del bambino.
La Teatroterapia può essere considerata come una modalità privilegiata di contenimento, analisi e rielaborazione di emozioni spesso difficilmente gestibili dal bambino sul piano meramente cognitivo – comportamentale, caratterizzato non di rado da instabilità, ricerca affannosa della propria individualità ed emozioni intense e tra loro contrastanti.
Il percorso mira a rendere il bambino consapevole delle proprie emozioni, rabbia, tristezza, paura, aiutandolo a scoprire come “trasformarle” mediante il movimento corporeo, l’uso della voce, il disegno e la scrittura creativa.
Il processo teatroterapeutico, opportunamente utilizzato, facilita l’espressione e la trasformazione dei vissuti personali, consentendo al bambino una crescita più armonica.
I laboratori sviluppano qualità fondamentali nell’età evolutiva e che costituiranno un prezioso bagaglio per l’avvenire:
- senso di collaborazione,
- accettazione dell’altro,
- tolleranza all’errore,
- valorizzazione delle differenze.
Per i suoi aspetti educativi e formativi il lavoro del Teatroterapeuta sfocia dunque nella pedagogia teatrale: ogni bambino ha bisogno di essere educato nel senso di essere aiutato a scoprire il proprio valore personale.
La Teatroterapia e la pedagogia perseguono obiettivi comuni: focalizzano entrambe la loro attenzione sulla persona e lo sviluppo delle sue potenzialità con l’unica sostanziale differenza che la Teatroterapia cerca di raggiungere tale risultato attraverso un lavoro prevalentemente incentrato sullo sviluppo della creatività personale al fine di evitare l’assunzione di atteggiamenti standardizzati o imitativi, accogliere e valorizzare tutti i linguaggi e punti di vista, modificare la tendenza alla passività.
L’esperienza teatrale ha come obiettivo l’individuo, ma avviene nella relazione; è un’occasione per la conquista di sé, ma è anche uno spazio di costruzione di rapporti significativi volti a rafforzare l’identità gruppale, a stimolare la reciproca conoscenza, la condivisione, la cooperazione, la valorizzazione della diversità; è un percorso individuale in un lavoro di gruppo.
Il teatro, attraverso il confronto con le proprie paure, permette il passaggio dalla passività all’attività, trasforma un’esperienza subita e frustrante, un’emozione latente e repressa, in una rappresentazione compensatrice attiva, che tramuta l’angoscia in piacere e sicurezza.
Ciascuno può, attraverso il teatro, scoprire il proprio nodo critico e riviverlo, fino a trovare personali soluzioni all’enigma della propria crescita psicologica.
Tutto ciò mediato dalla finzione teatrale, la cui protezione ci permette in realtà di dare voce a tutte le sfaccettature e i personaggi che compongono il nostro essere.
Analogamente, anche l’esperienza educativa è intrisa di finzione, nel suo trasformare gli oggetti e i soggetti della realtà in oggetti e soggetti dall’identità altra.
Educare significa allora rendere possibile una determinata esperienza, che non è possibile altrove. La Teatroterapia è un percorso attivo di cura e crescita personale basato sulla messa in scena dei propri vissuti, all’interno di un gruppo, con il supporto di alcuni principi di presenza scenica derivati dall’arte dell’attore. Essa opera attraverso l’interpretazione di personaggi prevalentemente improvvisati, ma implica un minuzioso training pre-espressivo, indispensabile alla creazione dell’altro da sé che rende possibile la presa di coscienza dei propri processi inconsci.
Il termine “terapia” ha conosciuto un’importante evoluzione nel corso degli ultimi decenni ed oggi definisce non solo un trattamento medico di tipo scientifico, ma anche una cura di tipo umanistico allo sviluppo personale.
L’accezione utilizzata nell’ambito della Teatroterapia, così come in tutte le terapie espressive, si basa prevalentemente su una concezione psicosomatica della salute, dove le attività del corpo, della mente, delle emozioni e dello spirito sono strettamente collegate fra loro e si influenzano vicendevolmente.
In quest’ottica, la Teatroterapia è definita come un processo pedagogico di crescita e sviluppo personale, che ha l’obiettivo di armonizzare il rapporto tra corpo, mente e spirito nella relazione con se stessi e con gli altri.
Tratto dal lavoro di Laura Flaminio
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Staff Artedo