Dal gruppo contenitore alla rete sociale

gruppo arteterapia roma

Dal gruppo contenitore alla rete sociale – Le esperienze di Danzamovimentoterapia si articolano preferibilmente in un contesto gruppale. La valenza e la funzione del gruppo in Danzamovimentoterapia traggono fondamento dall’etimologia del termine: Kruppa = nodo. L’individuo immerso nella rete sociale formale e informale è fin da bambino abituato alla presenza e all’influenza dell’altro. La Danzamovimentoterapia eredita dagli studi di psicoterapia di gruppo la valenza/funzione terapeutica del gruppo, strumento promotore di cambiamento soggettivo e comune attraverso il mezzo artistico: il corpo.

Essa propone attività in e attraverso il gruppo che conducono l’utente verso una graduale, autonoma e spontanea modificazione. Foulkes, uno dei fondatori dell’analisi gruppale, ritiene il gruppo di per sé terapeutico perché, a prescindere dal livello di comunicazione in cui si trovi, porta il singolo a vivere e sperimentare peculiari dinamiche definite, negli ultimi anni, Fattori Terapeutici. Nel contesto della Danzamovimentoterapia il conduttore sarà non solo agevolatore ma anche garante del setting con caratteristiche e compiti specifici.

gruppo arteterapia roma

Foto di StockSnap da Pixabay

Si avvieranno gradualmente e spontaneamente i fattori terapeutici generali di:
•  comportamento imitativo,
•  speranza,
•  universalità,
•  altruismo,
•  accettazione,
•  apprendimento,
•  coesione (Yalom)

e i fattori specifici di valorizzazione della:

•  comunicazione non verbale,
•  creazione artistica,
•  sperimentazione ludica,
•  facilitazione al simbolo,
•  catarsi,
•  introspezione e insight,
•  facilitazione al transfert oggettuale.

Appare così più chiara la definizione foulkesiana di terapia come intervento praticato dal gruppo verso il gruppo. La dinamica gruppale infatti permette di stimolare e scambiare continuamente gesti, comportamenti, posture, espressioni facciali, gestione dello spazio e del tempo, regole sociali ecc. Ragionare sull’importanza del gruppo chiarifica perché la Danzamovimentoterapia si articola preferibilmente su questa modalità, piuttosto che su quella individuale, dove gesto, energia, spazio, tempo e flusso si incontrano costruendo nuove realtà.

Il gruppo nei percorsi di Danzamovimentoterapia fornisce lo spazio in cui sperimentarsi, commettere errori, comunicare, conquistare nuovi movimenti e competenze sociali, arricchirsi con e dell’altro, essere, attraverso lo strumento artistico, fonte di arricchimento altrui. A partire dal corpo, in chiave ludica e non giudicante, il singolo entrerà in contatto con gli altri membri del gruppo costruendo una base per i rapporti sociali formali e informali. Proposte in cui è possibile uscire dal gruppo, per potervi rientrare a piacimento, reinserendosi nel ritmo e nello spazio, sono il primo momento di transizione. La persona acquista nel tempo il senso di libertà e appropriazione del proprio corpo prendendo consapevolezza nelle sue possibilità.
Il gruppo di Danzamovimentoterapia può essere quindi l’anello di congiunzione tra il processo d’aiuto e l’autodeterminazione. È dunque indispensabile pensare questo intervento sorretto dall’azione congiunta degli altri servizi territoriali che promuovono altre aree dello sviluppo personale.
Sperimentando la rete interna al gruppo di Danzamovimentoterapia, l’utente sarà più pronto a sperimentare la rete informale familiare/amicale e formale dei servizi, rafforzando così il proprio contesto sociale di riferimento. Le scienze del servizio sociale e le Arti Terapie possono e dovrebbero conoscere quindi l’una i caratteri e i punti di forza dell’altra in modo da giungere insieme all’efficacia dell’intervento.

Presupposto fondamentale è considerare l’intervento gruppale o individuale in ottica sistemica, per cui l’intervento sul singolo è anche un intervento sul nucleo e sulla rete sociale. Le metodologie e le attività proposte, infatti, terranno conto in primis del target di riferimento e in secondo luogo delle finalità e degli obiettivi specifici e generali del processo d’aiuto nel suo complesso.

Tratto dal lavoro di Miriam Anelli

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